L'emicrania è una malattia strana con sintomi molto diversi tra loro che coabitano senza una logica apparente. Questa è una delle ragioni per cui è sempre sfuggita alla nostra comprensione. Ma uno studio che sarà presentato al congresso internazionale di Stresa "Focus on headaches: update and upcoming developments", in programma al Regina Palace dal 26 al 28 maggio, dal
Presidente Onorario dell’
ANIRCEF (Associaz. Neurol. Italiana Ricerca Cefalee) Prof. Vincenzo Bonavita dell’Università di Napoli e dal Responsabile del Centro Cefalee del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Univ. Federico II di Napoli Roberto De Simone, dimostra che l’emicrania va letta come reazione inappropriata (e dunque innescata più spesso di quanto serva) dell'organismo a stimoli esterni e interni che turbano l’equilibrio dell’organismo.
E che chi ha questa reazione ha anche un cervello che ha sviluppato una sensibilità fin troppo evoluta.
Gli stimoli esterni implicati sono i più vari (dalle variazioni atmosferiche agli agenti tossici o infettanti) e quelli interni sono sensazioni dolorose di tipo viscerale.
La particolarità consiste nel fatto che il cervello degli emicranici si accorge subito di questi cambiamenti e innesca il sistema difensivo dell’attacco emicranico che li fa allontanare dal pericolo prima degli altri.
Evitano così l’ingestione o l’inalazione di eventuali tossine perchè il loro cervello le identifica subito e innesca la dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali che induce una pronta risposta immunitaria che porta a una maggior sopravvivenza.
Se si verifica un cambiamento (di temperatura, illuminazione, umidità) che può turbare l’equilibrio dell’organismo, s’innesca il cosiddetto “sickness behaviour”, un comportamento plasmato da millenni di evoluzione e comune a tutti i mammiferi che, quando si ammalano, interrompono ogni attività per ritirarsi in un luogo appartato dove recuperare una piena funzionalità.
I principali sintomi che l’emicranico prova (intenso dolore, ipersensibilità a ogni movimento, ecc) hanno come unico scopo quello di obbligarlo a interrompere ogni attività che comporti dispendio di energie, costringendolo a restare immobile, con la voglia di dormire in un luogo appartato e lontano da stimoli nocivi.
Questo comportamento si chiama “sickness behaviour” e ha un chiaro significato difensivo.
Rileggendo la ricca e poliedrica (e solo apparentemente insensata) sintomatologia emicranica alla luce del concetto di "sickness behaviour" è possibile comprendere che tutti i sintomi dell'emicrania tendono a difendere chi ne è colpito da una minaccia esterna o interna.
La proposta di Bonavita e De Simone, formulata sulla base di importanti contributi della ricerca recente su questo tema, è che negli emicranici il sickness behaviour, cioè la crisi emicranica, viene attivato assai più facilmente che negli altri a causa di un imperfetto controllo di questa reazione difensiva che, di per sé, resta comunque un indispensabile e fisiologico meccanismo difensivo plasmato dall’evoluzione della specie a cui tutti sono esposti ma con una soglia di attivazione estremamente variabile tra i diversi individui.
Perché solo in parte degli umani questa reazione ha una soglia così bassa?
E perché questa condizione, dal momento che determina una vera e propria invalidità anche se solo temporanea, non è stata spazzata via nei millenni della nostra evoluzione come è successo ad altre malattie che comportavano uno svantaggio evolutivo?
Perché la particolare sensibilità a stimoli eccessivi o tossici, di cui molti emicranici si lamentano anche negli intervalli tra le crisi, ha finito con l’esercitare un effetto protettivo e vantaggioso sulla loro sopravvivenza.
L’emicrania sarebbe dunque una ricorrente risposta difensiva dell’organismo, che sebbene inappropriata, ha favorito la sopravvivenza della nostra specie nei millenni. Questa lettura rende ragione dei motivi per cui le “cause” dell’emicrania ci sono sempre sfuggite e offre una dignità del tutto nuova agli emicranici che diventano segnalatori viventi di potenziali pericoli ambientali di cui gli altri sono del tutto ignari.