La Cassazione ha respinto il ricorso dell’avvocato Marco Marchioni contro la condanna a 4 anni di carcere per Adriana De Sury, accusata di aver sottratto 300 mila euro di proventi dai parcometri alle casse del Comune di Stresa. La sentenza fu emessa il 17 febbraio 2009 dalla corte d’Appello di Torino, che confermò - pur riducendola da 6 a 4 anni - la condanna inflitta il 7 maggio 2007 dal tribunale di Verbania a De Sury, 58 anni, di Arona, accusata di peculato e distruzione di
documenti contabili. Il pm Fabrizio Argentieri richiese in primo grado la condanna della donna a 7 anni e mezzo. «La Cassazione non ha disposto l’inammissibilità - commenta l’avvocato Marchioni -, solo dopo la lettura della motivazione capiremo se esistono spazi per un secondo ricorso».
Responsabile tra il 2002 e il 2006 del servizio economato del Comune di Stresa e sospesa dal servizio dopo il rinvio a giudizio, De Sury avrebbe sottratto complessivamente 300 mila euro dagli introiti provenienti dai parcometri e dai tagliandi «gratta e sosta». A denunciare gli ammanchi fu il sindaco Canio Di Milia, che rilevò il calo di entrate dai parcometri affidati a De Sury rispetto a quelle ottenute poi dalla municipalizzata Stresa servizi srl. Alla richiesta di confrontare le cedole dei parcometri, la funzionaria disse di averli distrutti.
Pur riconoscendo a De Sury le attenuanti generiche, i giudici torinesi ne confermarono inoltre la condanna a risarcire con 330 mila euro il Comune, parte civile con l’avvocato Riccardo Borgna.
In città il caso sollevò un aspro dibattito politico, tanto che nella sua arringa l’allora difensore, avvocato Alberto Pelfini, disse: «Se Adriana De Sury verrà condannata sarà un capro espiatorio e la sentenza chiuderà la bocca all’opposizione che criticò il varo della municipalizzata voluta dalla giunta Di Milia per la gestione dei parcometri».
(Di Aristide Ronzoni su La Stampa)