Questa mattina, il sindaco Canio Di Milia, l'Assessore al Bilancio Dott. Emanuele Iacono, l'Assessore ai Servizi Sociali Valeria Sala e alcuni rappresentanti della stampa locale sono stati accompagnati in visita al cantiere in essere presso la Casa di Riposo “Tadini” di Stresa, una delle glorie cittadine, vincolata da un lascito del benefattore Tommaso Tadini al servizio degli anziani. Ad accompagnarli, la Madre Superiora, Suor Alice, che da alcuni anni coordina il lavoro delle Suore di San Giovanni Battista le
quali possiedono la struttura e la gestiscono da ben 28 anni, amorevolmente ed efficacemente, a beneficio dei propri ospiti, Stresiani e non solo (benché per i residenti vi sia un diritto di precedenza, oltre ad altre agevolazioni).
Dal 2004 il Comune di Stresa ha ritenuto di stipulare una convenzione con la Casa di Riposo e le Suore Battistine, consistente in uno stanziamento dilazionato di un totale di Euro 190.000 (di cui liquidati a oggi Euro 100.000), al fine di contribuire alle spese di ristrutturazione e adeguamento che man mano si presentano e che l'Ordine delle Battistine (con sede a Roma) deve sostenere, a fronte del mantenimento di un servizio fondamentale per la popolazione di Stresa, oltre che della conservazione di una struttura fortemente inserita e “sentita” nel vissuto cittadino.
Insieme alle Suore si era infatti valutata, all'atto della stipula della convenzione, anche la possibilità di trasferire il servizio in un'altra struttura più moderna e meno centrale; ma alla fine si è preferito intervenire per il recupero e l'ammodernamento della struttura storica, molto amata dai cittadini di Stresa, apportando una serie di modifiche concordate con le opportune Commissioni ASL.
L'attaccamento degli Stresiani a questa sede è dimostrato ampiamente dal fatto che un'apposita sottoscrizione, accesa per andare ad integrare il contributo del Comune di Stresa, ha fruttato ben 200.000 Euro: alcune donazioni di privati sono state di una consistenza davvero imponente. Importante anche il contributo della Banca Popolare di Novara.
La Casa accoglie attualmente 32 ospiti ma può ricoverarne fino a 39, di cui massimo 5 non autosufficienti.
La parte oggetto di ristrutturazione è il Padiglione Santa Elisabetta, sulla destra rispetto al corpo storico della Villa Tadini: il padiglione sarà messo interamente a norma – mediante il rifacimento dell'ascensore, rendendolo porta-lettighe, e con la costruzione di scale esterne antincendio – e l'ultimo piano sarà rifatto completamente, con la creazione di nuove camere e bagni (aperti, tra l'altro su una spettacolare vista della città e del lago). Per finire, si provvederà alla ridipintura delle facciate e alla sostituzione degli infissi esterni.
Il valore totale dei lavori è di € 600.000: la differenza tra quanto stanziato dal Comune di Stresa più quanto raccolto con la sottoscrizione apposita, sarà a carico dell'Ordine delle Battistine, ma il Comune prevede a breve l'organizzazione di una nuova sottoscrizione. Il termine-lavori è previsto per la fine dell'anno.
A fronte della considerazione che, con una convenzione stipulata nel 2004, si sia arrivati ai lavori effettivi solo ora, si può ricordare come l'Amministrazione abbia dovuto rispondere a un Esposto alla Corte dei Conti per la verifica del titolo a sostenere economicamente una Casa di Riposo a tutti gli effetti privata: hanno ovviamente prevalso le considerazioni sulla pubblica utilità e la relativa convenienza del servizio prestato dalla struttura e, a oggi, il Comune ha già iniziato a liquidare effettivamente quanto stanziato, pur nel rispetto del Patto di Stabilità.
Il sindaco Canio Di Milia intende, nel prossimo futuro, rinnovare la convenzione con la Casa di Riposo, al fine di dare delle garanzie di continuità anche oltre-mandato.
L'incontro di oggi è stato anche l'occasione, per il Sindaco, di ringraziare gli Assessori Sala e Iacono per l'impegno profuso verso la Casa di Riposo e per l'Amministrazione tutta di esprimere i sensi di una vivissima gratitudine a Suor Alice e alle consorelle (8 in tutto, aiutate da ben 10 dipendenti), per la qualità del prezioso servizio prestato alla collettività cittadina, garantendo agli ospiti un ambiente confortevole e caloroso che, fin dalle origini, era stato pensato per essere non-ospedalizzato bensì quasi “domestico”, come in una sorta di “casa allargata” (e dove in effetti alcuni dei degenti hanno persino portato da casa propri arredi e suppellettili per personalizzare le proprie stanze!), prodigandosi come solo per vocazione si può fare e non facendo mancare mai a nessuno il proprio sorriso.